Le rane vivevano in libertà,
Ma non riconoscendo la felicità
Un giorno si misero a gracidare
“Zeus, un re ci devi mandare,
Che nello stagno metta ordine immediatamente!
Servono delle regole necessariamente!”
Zeus, degli dei padre affettuoso,
Non volendo sembrare troppo rigoroso,
Mandò loro un piccolo segno
E nello stagno cadde un pezzo di legno,
Che fece un terribile rumore
Tutte le rane si nascosero per timore!
A lungo il silenzio regnò
Finché una rana a quel re si avvicinò,
Capendo che era docile e mansueto,
Fu così che lo stagno irrequieto
Rinnovò a Zeus la sua richiesta
Chiedendo un re che gli tenesse testa!
Non capirono quelle rane sciocche
Che era meglio tenere a freno le bocche,
Perché Zeus senza esitazione
Mandò loro, come punizione,
Un serpente che si mise a strisciare
E le rane iniziò a divorare,
Seminando così la paura
In ogni piccola creatura
Che prima nuotava allegramente
E ora nel terrore viveva tristemente!
Questa favola vuole insegnare
Che ci si deve sempre accontentare
Perché ciò che non apprezziamo
Può esser meglio di ciò che desideriamo!
(Monica)
E proprio vero bisogna sempre accontentarsi di quello che si ha. Buongiorno Monica.
Bellissima davvero, non me la ricordavo più, è proprio una bella fiaba, anch’essa presa dai ricordi delle storie raccontate dalla mamma, mentre cenavamo, di fronte ad un piatto di minestra, tutti intorno, la sera, col papà arrivato dal lavoro.
Una storia per niente banale, che ha la sua morale e cioè si deve essere sempre morigerati in ogni cosa, senza esaltarsi quando si è contenti, nè ci si deve deprimere quando manca qualche cosa.
Accontentarsi !
Chi si accontenga gode, è un proverbio ed i proverbi non mentono mai. Mi fisso molto e mi impunto sui proverbi dei saggi.
Un lieto fine settimana, Monica delle rime ^____^
e grazie per questo bellissimo ricordo
Le rane vivevano in libertà,
ma non riconoscendo la felicità…..
Qui, nel preambolo, c’è il tema della fiaba !
Chi non è capace di comprendere, una situazione favorevole, cade inesorabilmente in una pessima condizione; diventa causa del suo danno e chi si fa danno, da solo, pianga sè stesso.
Stupidito è colui che non si rende conto, stupida la sua fine.
Un bel tema, complimenti