A Siracusa siciliana città
Viveva tanto tempo fa
Un uomo che Damocle era chiamato
E che si dimostrò molto sfrontato,
Perché al Re Dionigi disse senza timore
Che essendo del potere detentore
Era certamente assai fortunato:
Sempre felice sarebbe stato.
Ma Dionigi che non la pensava così
Invitò l’uomo a sostituirlo per un di’;
Damocle acconsenti’ senza esitazione,
Ma presto capi’ del re l’intenzione:
Mentre, infatti, cenava contento
E gustava un piatto succulento,
Si senti’ dall’angoscia trafitto:
Una spada pendeva dal soffitto,
Proprio dritta sulla sua testa
Rovinandogli così la festa
E facendogli soprattutto capire
Che esser potente spesso vuol dire
Avere molti e grandi pensieri
Che fanno restar seri
E coniugare con difficoltà
Il bene proprio con quello della città!
(Monica)
Buongiorno Monica.. Leggerti e sempre una bellissima melodia musicale che non altro fa a capire certe cose a noi scontate…. Bravaaaaaaa.. Sei Fantastica.
Come sempre anche questo scritto è strutturato molto bene.
Hai saputo spiegare con semplicità un racconto che ha in sé contenuti profondi.
Brava brava.
Quella spada,
sostenuta da un esile crine di cavallo, è un fine racconto metaforico per spiegare come i potenti siano sempre esposti a grandi minacce, per la propria incolumità fisica, sociopolitica.
Da qui l’espressione della “spada di Damocle” , rappresentativa dell’incertezza e della responsabilità, che provengono dal potere.
L’espressione viene usata anche per dire che incombe un grave pericolo, qualora si decida di agire in un certo modo.
Carissima, hai intrattenuto il lettore con un racconto fiabesco, ma nello stesso tempo attuale. Fluida la tua descrizione rimata, da leggersi piacevolmente in un solo fiato.
Un caro saluto, Monica delle rime
tanti sorrisi <3 <3